I NOSTRI OSPITI – UNA PIACEVOLE CHIACCHIERATA CON … ENRICO FOLLI!!!

Nasce in modo del tutto fortuito l’incontro verbale con un simpatico artista imolese di cui conoscevamo assai poco, si è sempre parlato di rado, e si rintraccia ancor meno.

Dal suo passato emerge però una connotazione decisamente “esplosiva”, almeno a giudicare dal marchio di fabbrica dello scalcinato gruppo di investigatori da lui un tempo interpretato.

Enrico Folli ci apre generosamente il suo antro svelandoci, non senza un pizzico di imbarazzato stupore, alcuni “dietro le quinte” del suo contributo artistico prestato in via Fatebenefratelli quindici: l’indirizzo della mitica Max Bunker Press!!!

Siamo tuttavia certi che i suoi racconti ci riserveranno altre piacevoli sorprese.

Alziamo quindi il sipario senza ulteriori indugi, e diamo il via a questa godibilissima conversazione al … trinitrotoluene!!!

Tracce di Fumetto: Ciao Enrico, bentrovato e grazie di esserti prestato a questa conversazione che condurremo con toni assolutamente salottieri. Se citiamo in stretta sequenza le cifre 205, 208, 213 e 221, quale ricordo riusciamo a evocarti?

Enrico Folli: Beh, intanto evocano la mia lontana gioventù, appunto “glorificata” da queste cifre, che sono poi i quattro numeri di Alan Ford che ho disegnato negli anni 80! Si parla quindi di preistoria: iniziò tutto durante la naia… un commilitone mi passò un numero di Alan Ford (che non leggevo da tempo) dov’era pubblicato un annuncio in cui si cercavano nuovi disegnatori.

Il buon Piffarerio non lo disegnava più, Piccininno e Della Monica stavano mollando e io, ignaro, mi tuffai a pesce.

Finito il servizio militare inviai varie prove libere sui personaggi, che piacquero, poi a breve un’altra prova a matita su uno stralcio di sceneggiatura e infine … il debutto!

Qui però apro subito una parentesi: teniamo conto che l’unica mia esperienza “professionale” prima di Alan risaliva a qualche anno prima, quando ancora frequentavo l’accademia di Belle Arti a Bologna.

Tramite un amico comune ebbi l’occasione di conoscere (anzi ci fui letteralmente trascinato, dato il mio carattere piuttosto schivo) Giovanni Romanini, a quell’epoca valente disegnatore di fumetti erotici.

In breve dalla conoscenza si passò alla collaborazione, e Romanini, un bel giorno, mi consegnò una sceneggiatura di Ulula, di cui avrei dovuto eseguire le matite.

Una curiosità: la sceneggiatura era scritta da Stefano Berti, appunto il mio amico d’infanzia e aspirante sceneggiatore che mi aveva coinvolto e che essendo molto più socievole di me, aveva già conosciuto anche Magnus il quale gli aveva dato utili consigli e apportato modifiche alla sceneggiatura.

Comunque quel primo approccio alla professione fu una sgobbata pazzesca!

Mi ricordo che Romanini, dopo aver visionato le tavole e fatte le dovute correzioni, man mano mi chiedeva di ripassare tutto al tavolo luminoso sul quale trascorsi molte notti insonni e che da allora ho sempre detestato.

Praticamente disegnai due volte la stessa storia! Comunque alla fine fu pubblicata regolarmente, con chine e modifiche di Romanini… e con tutti i difetti di un esordiente innamorato di Magnus

Alan Ford n° 205 – “Già, già, giap!”
Max Bunker Press – Luglio 1986
Copertina e disegni di Enrico Folli – © Max Bunker
Alan Ford n° 208 – “Il vampiro radioattivo”
Max Bunker Press – Ottobre 1986
Copertina e disegni di Enrico Folli – © Max Bunker
Alan Ford n° 213 – “Uccidete il critico”
Max Bunker Press – Marzo 1987
Copertina e disegni di Enrico Folli – © Max Bunker
Alan Ford n° 221 – “Topi d’albergo”
Max Bunker Press – Novembre 1987
Copertina e disegni di Enrico Folli – © Max Bunker

TdF: Non c’è che dire una partenza decisamente in quarta!!! Devi però prima toglierci una curiosità… per quale ragione ti sei definito “ignaro”? Con cosa non ti aspettavi di dover fare i conti? E, già che ci siamo, raccontiamo ai lettori cosa significa far uso del tavolo luminoso, quando e perché viene utilizzato…

EF: Diciamo ignaro di tutte le difficoltà con cui via via mi sono scontrato.

Innanzi tutto il peso di dover consegnare una storia disegnata nel giro di due mesi completa di matite, chine, lettering e copertina!

Il tutto condito dalla mia proverbiale lentezza che mi ha fatto sforare in più di un’occasione le date di consegna.

Facevo tutto da solo, a parte il primo numero, il 205, su cui mi venne concesso di realizzare soltanto le matite, tutte rigorosamente con mina azzurra e che completai a tempo di record in redazione sotto gli occhi vigili dell’immarcescibile Thea Valenti. Tempo dopo venni a sapere che le chine furono affidate a Roberto De Angelis, anche lui, credo, agli inizi o quasi.

Alan Ford n° 205 – “Già, già, giap!”
Max Bunker Press – Luglio 1986
Pagina dei crediti – © Max Bunker
Alan Ford n° 205 – “Già, già, giap!”
Max Bunker Press – Luglio 1986
Pagina d’apertura – © Max Bunker

Poi purtroppo, con la sceneggiatura successiva, non mi fu più permesso un simile lusso, e così a partire dal numero 208 feci anche tutto il resto … e qui iniziò a cascare l’asino! L’impatto con le chine fu pesante, le tempistiche si allungarono, cosicché il Bunker mi suggerì di bussare alla porta di Magnus, per ottenere qualche utile consiglio.

Il Maestro a quell’epoca aveva da poco terminato di disegnare il numero 200 e quindi si supponeva, a monte, una sua riconciliazione con Secchi.

In realtà, quando finalmente presi coraggio e lo contattai telefonicamente, alla fatidica frase “mi manda Bunker” ebbe una reazione piuttosto brusca e scoraggiante, tagliò corto e mi disse di richiamare più avanti …

Ma sto diventando logorroico peggio del Numero Uno, qui allora facciamo una piccola pausa e parliamo del tavolo luminoso.

Lo si usa principalmente per ripassare le tavole in “bella”, cioè se il disegnatore fa delle matite molto sporche, sul piano luminoso può ricalcarle per ottenere un segno più pulito, onde agevolare il successivo passaggio a china.

Io non lo amo granché, perché la matita, anche se ripulita, risulta più “rigida” e, a mio parere, perde di freschezza.

Quindi personalmente cerco di usarlo il meno possibile …

TdF: Grazie per l’esauriente spiegazione tecnica sull’utilizzo del tavolo luminoso. Riprendiamo però il racconto, tutt’altro che tedioso, da dove ti sei interrotto. Dopo l’inattesa reazione di Magnus, trovasti ancora il coraggio di richiamarlo per ottenere i preziosi consigli su come velocizzare l’esecuzione delle tavole o, data la piccata risposta, te la sbrigasti da solo?

EF: No, ormai ero in ballo e deciso a farmi risentire in ogni caso, tramite un uso sempre cauto e ponderato del telefono.

Poi a forza d’insistere la mia perseveranza fu premiata e una radiosa mattina d’estate ebbi accesso alla residenza del Maestro!

A quei tempi abitava ancora a Bologna, in via Toscana, dove io arrivai con una cartelletta di mie tavole e il cuore in gola, ma … sorpresa!

Il Divino era uscito a prendere il giornale e fui quindi accolto da sua moglie Margherita e Riccardo, il primogenito, che all’epoca era un appena bambinello.

Dopo una breve attesa uscì di casa anche la signora Margherita, assicurandomi che “Roberto” sarebbe rientrato da lì a poco.

Così, di colpo, mi ritrovai da solo con questo ragazzino che mi faceva un sacco di domande e mi mostrava i suoi giocattoli e, tutta la situazione, mi pareva piuttosto surreale!

Finalmente, dopo un tempo che a me parve lunghissimo rientrò il Maestro, che si rivelò, a differenza degli approcci telefonici, assai disponibile e cordiale.

Mi colpì il suo studio, una stanzetta modesta piena di antichi testi orientali e i cui muri erano letteralmente ricoperti da una patina grigia, formata dal fumo di innumerevoli sigarette, sulla quale Magnus si era divertito a tratteggiare una sorta di affresco popolato da strane figure.

Poi, per l’appunto, si accese l’ennesima sigaretta, visionò le mie tavole, mi elargì utili consigli, mi spiegò come lui intagliava le punte dei pennarelli per migliorare l’inchiostratura, mi mostrò le tavole originali del n. 200 di Alan e alcune prove a colori per Lo Sconosciuto, e via via altre cosette così … insomma una meraviglia!

A proposito, al termine della mattinata mi confidò che se al primo contatto non avessi menzionato Bunker, mi avrebbe ricevuto subito!

TdF: Il racconto si fa sempre più interessante! La tua ultima confidenza è uno strale che non risparmieremo al “nostroLuciano. Ma ritorniamo per un momento ai dettagli di natura tecnica. L’abitudine di Magnus a intagliare le punte dei pennarelli era cosa nota ai più informati, ma per chi è poco avvezzo alla pratica del disegno, può apparire una stramberia. Puoi spiegarci nello specifico come venivano modificate le punte, con quali strumenti e perché con tale pratica l’inchiostrazione risultava migliore?

EF: Magnus mi disse che per dare un taglio il più preciso e netto possibile, utilizzava addirittura un bisturi!

Praticamente tagliando a metà la punta fibrosa di un pennarello si ottiene un segno maggiormente variabile e morbido, e quindi meno ” freddo” e più somigliante all’effetto del pennello.

Poi naturalmente bisogna abbinare un’esperienza non indifferente e una mano ben ferma, ma si ottengono risultati notevoli.

Tornando a me, devo confessare che la fase dell’inchiostratura mi è sempre stata indigesta, non avendo mai appreso a sufficienza tutta la tecnica del mestiere. Sinceramente ho piuttosto sofferto questa carenza che mi ha anche rallentato nel disegnare Alan Ford e non solo, e che tutt’ora mi crea un latente stato di insoddisfazione. Mi sento invece molto più sicuro e “libero” nella fase bozzetti e disegno a matita e, se durante gli anni ruggenti fossi riuscito a trovare un inchiostratore con cui fare coppia fissa, credo che avrei potuto produrre molto di più!

Come dicevo, la mia lentezza unita alla scarsa gestione delle chine mi portò in breve ad accumulare una serie di ritardi e di malumori (anche dovuti a un ritorno economico degno del Gruppo TNT) che poi sfociarono nella realizzazione a più mani del n. 213, dove per completare l’albo fu chiesto l’aiuto del buon Dario Perucca (o Perruca, come continuavano a chiamarlo nei credits) che inchiostrò in extremis una ventina di tavole! Bunker era abbastanza scocciato di tutti questi contrattempi, e dal suo punto di vista aveva anche ragione.

Mi scrisse pure che avrei dovuto risarcire i danni causati dai miei ritardi!

Comunque tutta la faccenda sfumò nel nulla, disegnai ancora un numero di malavoglia, il 221, poi ci fu divorzio consensuale.

Correva l’anno 1987, avrei ripreso in mano la matita per disegnare Alan Ford solo nel 2014, ma questa è un’altra storia …

Alan Ford n° 213 – “Uccidete il critico”
Max Bunker Press – Marzo 1987
Pagina dei crediti dove a fianco di Enrico Folli
compare il refuso con il nome di Dario “Perruca”
© Max Bunker

TdF: Quattro domande in stretta sequenza:

Che caratteristiche deve avere secondo te un buon inchiostratore, e chi, se uno ce n’è tra quelli maggiormente noti, avresti desiderato avere come partner?

Dopo la minacciosa ingiunzione di Luciano Secchi di addebitarti i danni causati dai tuoi reiterati ritardi, hai mai avuto la curiosità di sapere a quanto ammontassero?

Eravamo convinti che i numeri da te realizzati per Alan fossero solo quattro, di cui l’ultimo nel 1987 appunto, mentre ora ci riveli invece di aver ripreso a disegnare il Gruppo TNT nel 2014 … Vuoi raccontarci quest’altra storia?

EF: Un buon inchiostratore deve cercare di tradire il meno possibile il segno del matitista e nello stesso tempo esaltarlo, essere preciso e dare un tono uniforme ed equilibrato alla tavola disegnata.

Se è bravo, può migliorare delle matite anche mediocri, se invece è scarso o frettoloso, rischia di “spegnere” dei buoni disegni.

Nella Marvel della “Silver Age” ho adorato inchiostratori come Joe Sinnott, Tom Palmer, Frank Giacoia.

Negli anni 70/80 arrivò anche Terry Austin, minuzioso e curato nel segno, sapeva valorizzare qualsiasi disegnatore, mentre al contrario, per esempio, ho detestato cordialmente gente come Dick Ayers e Mike Esposito portatori di una pennellata grossolana, sciatta e poco rispettosa dei disegni a matita… ma evidentemente era gradita la loro velocità dato che hanno inchiostrato migliaia di tavole!

Tornando ad Alan Ford, così tanto per fantasticare, come inchiostratore mi sarebbe piaciuto magari Giuliano Piccininno, aveva (e ha) un segno rotondo, pulito, armonioso, oppure certamente Romanini, tratto precisissimo e avvolgente, che però tendeva un po’ a “bloccare” le matite sottostanti.

Mi piaceva meno Paolo Chiarini, anche se aveva una pennellata più dinamica rispetto appunto a Romanini.

Comunque voglio essere originale: avrei gradito tantissimo lavorare in tandem con Perucca, io alle matite e lui alle chine!

Riguardo la cifra richiestami per danni, sinceramente non ricordo più, perché ho smarrito da tempo la lettera di Luciano Secchi.

Mi pare 1 o 2 milioni di allora, ma non ci metterei la mano sul fuoco.

Per l’ultima domanda sgomberiamo subito il campo dagli equivoci, perché ho solo e sempre disegnato quei famosi quattro numeri.

Successe questo: nel 2014 mi presero di colpo nostalgia e curiosità di riprovare con Alan, e contattai Thea Valenti per una nuova eventuale collaborazione.

Mi fu inviata una sceneggiatura di 20 tavole per testare le mie antiche capacità e in seguito, se funzionava, mi avrebbero inviato il resto della sceneggiatura.

Mi fecero fare anche diverse prove sul personaggio di Minuette, che non avevo mai disegnato prima, poi iniziai a produrre diligentemente, sudando e penando come al solito sulle chine.

Tavola di prova inedita con il personaggio di Minuette
disegnata da Enrico Folli per il n° 556 di Alan Ford
poi realizzato da Dario Perucca – © Max Bunker
Rifacimento della tavola 89 di Alan Ford n° 221 “Topi d’albergo”
realizzata da Enrico Folli quale esercizio grafico sui personaggi
© Max Bunker
Tavola di prova inedita disegnata da Enrico Folli
per il n° 556 di Alan Ford – “Hotel zero stelle”
1000 Volte Meglio Publishing – Ottobre 2015
poi realizzato da Dario Perucca – © Max Bunker

Purtroppo, a cavallo del 2015, fui improvvisamente soverchiato da problemi di salute abbastanza gravi che alla fine mi indussero a smettere, anche perché, memore dei passati ritardi, non volevo assolutamente ripetermi.

Le poche tavole realizzate erano piaciute, ma non se ne fece più nulla.

Quella sceneggiatura l’avrebbe infine disegnata Dario Perucca e sarebbe uscita su Alan Ford n° 556 “Hotel zero stelle”.

Alan Ford n° 556 – “Hotel zero stelle”
1000 Volte Meglio Publishing – Ottobre 2015
Copertina e disegni di Dario Perucca – © Max Bunker

Passò un po’ di tempo poi, con mia viva sorpresa, nel 2017 mi ricontattò l’inossidabile Thea Valenti!…

TdF: … e cosa ti disse l’inossidabile Thea?

EF: Cosa mi disse?  Preferisco raccontare al tempo presente: mi vedo arrivare all’improvviso una mail dai toni insolitamente gentili, quasi zuccherosi.

La Valenti, sbucata dal nulla, mi chiede se voglio tornare a disegnare Alan, un numero ogni tanto, in tutta tranquillità, senza limiti di tempo!

Addirittura mi scrive che posso eseguire matite e chine ma, se preferisco, anche solo le matite!!

E ciliegina sulla torta, i compensi proposti sono quasi “decenti”!!!

Non riesco a credere ai miei occhi, mi sembra impossibile… comunque la Thea mi scrive anche che dovrò aspettare un po’ (quanto? boh!), perché Bunker non ha ancora preparato una sceneggiatura per me… e qui si torna, mestamente, al verbo passato. Come iniziai a sospettare, tutto quel ben di Dio non poteva essere credibile a lungo, infatti iniziarono a scorrere i giorni, le settimane, i mesi, ma nulla si concretizzava.

Ogni tanto mi facevo sentire, ma la fantomatica sceneggiatura non era mai pronta, mentre Thea diventava sempre più elusiva e sfuggente, addirittura mi scrisse che non riusciva più a rintracciare Bunker!!!

Per farla breve, passarono quasi 7/8 mesi di inutili attese e, alla fine, senza spiegazioni, invece di Alan mi fu proposta una sceneggiatura di … Kerry Kross!

Io, che ero già abbastanza scocciato da tutta la situazione, feci qualche prova sul personaggio ma in breve mollai tutto, perché Kerry non era assolutamente nelle mie corde e poi, sul compenso proposto, preferisco stendere un velo pietoso.

Scrissi anche una mail abbastanza piccata, chiedendo chiarimenti su quella strana vicenda ma, naturalmente, non ebbi uno straccio di risposta.

Ancora oggi mi chiedo cosa sia realmente successo dietro le quinte, ma né io né voi lo sapremo mai.

Per la cronaca, quella sceneggiatura di Kerry Kross fu poi disegnata dal bravo Perucca

TdF: Anche noi temiamo che l’alone di mistero che avvolge quegli eventi, rimarrà tale!!! Nel frattempo però, ci risulta che a cavallo di quel periodo ti dedicasti ad un personaggio le cui gesta furono insolitamente pubblicate online: “Frank Carter – Avventure di una Spia per caso”. Vuoi raccontarci il tuo approdo su questo lido?

EF: Accidenti, siete informatissimi! Si, ho disegnato anche questo Frank Carter e l’approdo è stato quello più comune: ho letto da qualche parte un annuncio in cui si cercavano disegnatori e ho risposto.

Poi ho fatto giusto due prove in croce e ho iniziato. Il personaggino si ispira a certa classica bédé (bande dessinée – Ndr) francobelga, sullo stile di Franquin e soci.

Le storie sono di tipo spionistico/avventuroso un po’ naif, ambientate negli anni 50/60 e mi sono piuttosto divertito a disegnare il tutto.

Usciva online, una striscia alla settimana, poi è stato raccolto anche in uno degli albi a colori autoprodotti dallo sceneggiatore. A parte rispettare le fattezze dei personaggi principali, creati graficamente da Fortunato Latella, disegnatore delle prime storie, per il resto ero completamente libero, come tempi e tipo di disegno, quindi qualcosa di stile “alanfordiano” è affiorato anche lì.

Facevo matite, chine e lettering e l’ho presa come una specie di “vacanza”, soprattutto mi distraeva da un periodo della mia vita veramente brutto.

Ho completato solo il quinto episodio della serie, poi ho dovuto interrompere per motivi familiari e la palla è passata ad altri disegnatori.

Comunque mi ero affezionato al personaggio, per me è stato terapeutico, il fumetto giusto al momento giusto.

Tavola originale di “Frank Carter – Avventure di una spia per caso”
contenente le strisce 140 e 141 realizzata da Enrico Folli
Tavola originale di “Frank Carter – Avventure di una spia per caso”
contenente le strisce 154 e 155 realizzata da Enrico Folli
“Frank Carter – Avventure di una spia per caso”
Strisce 154 e 155 nell’edizione cartacea a colori
pubblicata sul Vol. n° 3 – Disegni di Enrico Folli

TdF: Passiamo ora ad un argomento tanto caro alla Valle del Santerno e in particolare all’ideatore e organizzatore del Magnus Day! Corre voce che assieme a Vito Baroncini tu abbia recentemente realizzato l’episodio “La gara del bere”, un nuovo capitolo de “Le avventure di Orso”. Vuoi raccontare ai nostri lettori di cosa si tratta?

EF: Si tratta di una bella esperienza! Infatti mi sono cimentato per la prima volta in un lavoro a due mani, ed è stato davvero stimolante. Tutto è nato dalla proposta di un vero amante della Nona Arte, di cui non voglio fare il nome e appunto non vi dirò che si tratta di Gabriele Bernabei, eroico organizzatore di una manifestazione ormai storica come il “Magnus Day” e persona davvero squisita. A tempo perso si cimenta anche nella sceneggiatura, in cui unisce passione per il fumetto e grande amore per il suo territorio, la favolosa vallata del Santerno.

Quindi, già da qualche anno, il nostro scrive brevi storie con protagonista tale Augusto Salomoni detto l’Orso, un rustico valligiano, robusto, baffuto e forte bevitore, che si fa testimone di piccole cronache del mondo contadino dell’epoca, tra gli anni ‘20 e ‘30 del secolo scorso.

Alcune storie furono già disegnate a suo tempo, e colorate, con superba maestrìa dal compianto Sergio Tisselli, poi, in tempi più recenti, il Bernabei ha deciso di continuare l’opera e ha riunito intorno a sé un bel gruppo di disegnatori assortiti, assegnando ad ognuno una sua sceneggiatura. A me è capitata appunto “La gara del bere” da sviluppare in 5 tavole, e qui entra in gioco il famoso Vito Baroncini: valente colorista e grande affabulatore, egli è imbattibile nell’uso della lavagna luminosa, tramite la quale compone e scompone immagini e forme multicolori che una volta proiettate su di uno schermo, creano effetti quasi magici, di grandissima suggestione.

Quindi un piccolo maestro degli effetti cromatici, a cui io, essendo poco incline al colore, mi sono affidato totalmente. Abbiamo deciso di lavorare in tandem in maniera costruttiva, anche criticandoci, stimolandoci e punzecchiandoci a vicenda, forse in maniera un po’ goliardica ma con esiti di reciproca soddisfazione.

Per queste tavole abbiamo utilizzato una tecnica insolita e laboriosa: solo disegno a matita senza ripasso a china, poi fotocopia dell’originale, ripasso sulla stessa sempre a matita per irrobustire i tratti più sgranati, poi nuova fotocopia su carta apposita per il colore e infine, dopo tanti ripensamenti e puntigliose prove, colorazione finale.

A completamento del tutto, lettering mio a mano su carta adesiva poi applicato sulle tavole finite (con certosina perizia) dal solito Baroncini!

I tempi di lavorazione sono stati lunghi, un po’ per la mia proverbiale lentezza e un po’ per cercare di “dare il meglio”, come diceva il Maestro Raviola!

Comunque siamo soddisfatti (e così crediamo, anche il nostro mecenate Gabriele), e ho ragione di pensare che presto ripeteremo la pedalata!

Tavola d’apertura de “La gara del bere”
Testi di Gabriele Bernabei
Disegni di Enrico Folli – Colori di Vito Baroncini
La coppia Enrico Folli (a destra) e Vito Baroncini (a sinistra)
mostra con giustificato orgoglio una tavola de “La gara del bere”
con matite originali e litografia colore
Il “dinamico duo” a posizioni invertite
con le cinque tavole che compongono “La gara del bere”

TdF: Bene, abbiamo quasi esaurito le nostre fonti, ma prima di lasciar spazio ai ricordi che liberamente vorrai confidarci, abbiamo ancora una freccia nella faretra! Se nominassimo “Airmovie”, “Il cavallo di Troia”, “La collina dell’onore”, “Il mio nemico”, “Festa di classe” e “Senso di giustizia” cosa ci racconteresti

EF: Se oltre a questi aggiungessimo altri cinque titoli di racconti cosiddetti “liberi”, cioè senza personaggio fisso, vi racconterei che fanno parte, complessivamente, delle undici storie che ho disegnato per l’Editoriale Aurea, e pubblicate su “Lanciostory” e “Skorpio” tra il 2011 e il 2017.

Di questa esperienza non ho molto da raccontare, non ricordo nemmeno con precisione come e perché contattai il direttore Enzo Marino, che mi passò quasi subito una sceneggiatura e in seguito mi lasciò libero di disegnare un po’ come mi pareva.

In quell’occasione cercai di staccarmi, per quanto potevo, dall’imprinting “alanfordiano”, anche perché il parco disegnatori italiani dell’Aurea era lontanissimo da quello stile. Comunque, non credo di esserci riuscito del tutto, e poi devo confessare che le storie che mi passavano, a parte alcune, non è che mi entusiasmassero più di tanto.

Non avevo limiti di tempo per le consegne, e questo non era un fattore positivo, perché nel frattempo facevo altre cose. Poi però, pian piano, le sceneggiature cominciarono ad arrivarmi sempre più di rado, finché non scemarono del tutto, e il direttore, contattato in merito, mi spiegò che in futuro sarebbero state pubblicate sempre meno storie libere, e di conseguenza le poche sceneggiature prodotte, dovevano essere distribuite anche ad altri disegnatori, fino ad esaurimento scorte.

Ogni tanto mi feci risentire, ma inutilmente, e così, che dire di più?… fine della collaborazione e ciao ciao anche all’Aurea.

Tavola originale realizzata da Enrico Folli
per una storia pubblicato su “Skorpio” n° 7 del 2014
Tavola originale realizzata da Enrico Folli
per una storia pubblicata su “Skorpio” n° 42 del 2015
Tavola originale realizzata da Enrico Folli
per una storia destinata a “Skorpio” e mai pubblicata

Comunque tra il periodo “Alan Ford” e quello “Lancio/Skorpio” non sono stato proprio con le mani in mano e qualche altra cosetta, una tantum l’ho disegnata … voglio proprio vedere se anche questa volta scoprite che cosa, diavoli di redattori!

TdF: Pungolati nell’orgoglio saremmo veramente tentati di far carte false e andare ad interpellare comuni conoscenze per carpire l’informazione ma, come sosteneva Stephen Hawking: “Il più grande nemico della conoscenza non è l’ignoranza, ma l’illusione della conoscenza”! Per cui, professandoci ormai senza frecce, posiamo l’arco lasciando a te l’onere e il piacere di svelarci l’arcano …

EF: Ah beh, niente di che … per esempio a cavallo degli anni ‘90 feci una lunghissima e infruttuosa anticamera alla corte Disney, per poi invece approdare a “Tiramolla”, lo storico personaggio umoristico che all’epoca la Vallardi tentò di rilanciare.

Dico “tentò” perché dopo un brillante esordio nel tipico formato alla Topolino, e in cui insieme a tanti altri fui coinvolto come matitista, la testata si arenò tra problemi vari, anche di natura economica e chiuse i battenti in fretta e furia. Per un breve periodo fu rilevata ed editata dalla Comic Art, poi il nulla.

Riuscii a disegnare 5 o 6 storie, di cui solo due furono pubblicate e le altre si persero nel limbo dei progetti infranti, anzi conservo ancora una storia completamente disegnata a matita, che, dopo il tracollo della casa editrice, mi rimase sul groppone e mai più utilizzata.

Tavola a matita realizzata da Enrico Folli
di una storia inedita di Tiramolla per Vallardi Editore
Tavola a matita con accenno di inchiostratura
realizzata da Enrico Folli per una storia inedita di Tiramolla

Alcuni anni dopo, ormai fuori dal mondo del fumetto, ebbi però l’occasione di disegnare un pugno di sceneggiature per “Prezzemolo”, il draghetto mascotte di Gardaland.

Le teste pensanti di allora avevano infatti deciso di varare una pubblicazione a fumetti con il loro personaggino simbolo, e che tale varo potesse fare da ulteriore traino al parco divertimenti. L’esperimento durò alcuni anni con una simpatica testata mensile, sempre in stile Disney, poi, per decisioni prese dall’alto, con mio rammarico si concluse. Il coordinatore era Lorenzo De Pretto, un ottimo grafico e disegnatore, che ai tempi contattai per una “soffiata” di non ricordo chi. Fu molto gentile e disponibile e tramite suo disegnai quattro storie, matite e chine, pubblicate e regolarmente pagate.

Ricordo quel periodo con affetto, le sceneggiature che mi venivano spedite erano brevi, consentendomi di disegnare nei ritagli di tempo con ampio divertimento e zero stress, e fu un vero peccato non aver potuto continuare.

Che altro dire? Termina qui il mio breve excursus sulle altre cosette di cui vi dicevo e sul mio rapporto altalenante con mondo del fumetto, tralasciando poi le innumerevoli prove per innumerevoli personaggi di innumerevoli editori … e gli immancabili “ritenta, sarai più fortunato”!

Prezzemolo n° 4 – Giugno 2005 – “Prezzemolo fusto della spiaggia”
Tavola d’apertura della storia realizzata da Enrico Folli
Tavola originale realizzata da Enrico Folli
per una storia inedita di Prezzemolo

TdF: Di cosa si occupa oggi Enrico Folli e, se interpellato a cavallo tra infanzia e adolescenza su cosa avrebbe voluto fare da grande, cosa avrebbe risposto?

EF: Attualmente lavoro per una cooperativa della mia zona, e il mio contributo è spalmato su più servizi: tengo corsi di fumetto per ragazzi, poi letture e spettacoli per bambini, faccio la guida museale una tantum e sono perfino gestore di un banco libri e fumetti!

Poi nei ritagli di tempo collaboro attivamente col già citato Vito Baroncini e sto anche sviluppando con uno sceneggiatore che ho conosciuto, un progettino sfizioso, ancora top secret (o quasi).

Lo Sconosciuto – Tavola realizzata in tandem
da Enrico Folli (matite) e Vito Baroncini (colori)
a “Le Giornate del Fumetto” – Castel del Rio, 9 e 10 Dicembre 2023
Enrico Folli (a destra) e Vito Baroncini (a sinistra) all’opera
durante “Le Giornate del Fumetto”
Castel del Rio, 9 e 10 Dicembre 2023
Enrico Folli seriamente impegnato
nella realizzazione di una Fan Art di Kriminal
a “Le giornate del Fumetto” di Castel del Rio 2023
La Fan Art di Kriminal terminata realizzata da
Enrico Folli (matite) e Vito Baroncini (colori)
a “Le giornate del Fumetto” di Castel del Rio 2023

Cosa avrei voluto fare da grande? Beh, credo che il più grande sogno che ho cullato da ragazzino sia stato quello, oltre a fare fumetti, di…recitare! Si, di calcare le scene, e in ogni caso di lavorare nel mondo dello spettacolo.

Ai tempi del liceo avevo anche iniziato un corso di teatro a Bologna, ma subito mi aveva dato l’impressione di un ambiente un po’ troppo “ingessato”, troppo legato alla recitazione classica. Ero molto giovane, abbandonai il corso e per un lungo periodo mi dedicai ad altro.

In realtà con il passare degli anni mi sono reso conto che la mia vera dimensione teatrale risiede nel genere comico e soprattutto nell’improvvisazione. Adoro la commedia e l’arte di far ridere!

Quindi superati i trent’anni e complice un lungo periodo di inattività, sono tornato pian piano a bazzicare teatrini e corsi semiprofessionali, e a partecipare a vari spettacoli anche economicamente gratificanti. E fino ad un paio di anni fa, ogni tanto ho continuato a concedermi, con soddisfazione e rinnovato entusiasmo, questo salutare tuffo “on stage” … è appagante e ricarica le pile, e poi per il futuro si vedrà.

Per concludere posso dire che, alla luce del tempo che scorre, tirando le somme “uno spicchio della mela dei sogni, in fondo, l’ho anche assaporato”! Che poeta, nevvero?

Il nostro Enrico Folli al centro della scena
nella rappresentazione teatrale de “Il Canto di Natale”
svoltasi al Torrione Sforzesco di Bubano (BO) il 23 Dicembre 2023

TdF: Bene, siamo così giunti al termine di questa piacevole conversazione, ma prima di far calare il sipario, come consuetudine, porgiamo anche a te le rituali domande di “congedo” alle quali puoi rispondere nell’ordine preferito, considerarne una soltanto, o non rispondere a nessuna delle due!!!

Qual è la domanda che non ti è mai stata rivolta ma che avresti sempre voluto ricevere?

Invertendo i rispettivi ruoli, se fossi tu ad intervistare i redattori di “Tracce di Fumetto”, cosa saresti curioso di sapere?

EF: Quale domanda? Boh, direi questa: Caro Enrico, quali sono le cose o le persone che ami di più? E io risponderei: i fumetti, i gatti e la mia compagna! Ehm…non necessariamente in quest’ordine …

Riguardo i valorosi redattori, sarei invece curioso di sapere dove trovano la santa pazienza di sopportare, blandire, vezzeggiare, e quindi tentare con tutti i mezzi di estorcere informazioni e aneddoti a dei figuri poco raccomandabili come noi fumettisti! Scherzi a parte, vi ringrazio sinceramente per questa lunga chiacchierata e per tutto il tempo che mi avete dedicato. Evviva “Tracce di Fumetto“!!!

TdF: Carissimo Enrico, la tua lecita curiosità ci consente di rispondere non unicamente a te, ma a tutti coloro che in qualche misura sono stati sfiorati dalla stessa perplessità! In realtà non abbiamo mai avuto necessità di andare a cercare la pazienza, quella per “blandire, vezzeggiare e sopportare” figure della vostra fatta, poiché questa peculiarità è connaturata in noi, ci appartiene da sempre! Come sovente ci troviamo a ripetere, la mission di Tracce di Fumetto è quella di tramandare, divulgare, trasmettere e condividere Arte cercando, per quello di cui siamo a conoscenza, di restituirle ciò che le spetta di diritto, ovvero il tempo necessario ad apprezzarla! Nella nostra Home Page avvisiamo infatti che Tracce di Fumetto non è luogo idoneo a chi desideri una furtiva fruizione dei contenuti. E’ invece ambiente destinato a chi voglia assaporare il sottile piacere della lettura; per questo scriviamo molto. E’ posto ideale per chi abbia tempo da dedicare all’osservazione; per tal motivo pubblichiamo tante immagini avendo a cuore la qualità di quelle che proponiamo. E’ un piccolo scrigno dove amiamo conservare e proteggere le radici, le opere e gli autori, affinché tutto questo piccolo o grande bagaglio di conoscenza, se non divulgato, trasmesso, condiviso, un giorno non vada irrimediabilmente perduto. Tracce di Fumetto va utilizzato con lo stesso criterio con cui si conservano i libri in biblioteca, o i film in videoteca. Quando si sente la necessità di regalarsi qualcosa di salutare e prezioso, ci si ritaglia il tempo, vera ricchezza di ogni epoca, lo si recupera e lo si consulta. Tracce di Fumetto va centellinato, poiché è slow food, con buona pace di ogni frenetica modernità. Nel paradigma del “più veloce è meglio è” noi amiamo fare un passo indietro staccando il piede dall’acceleratore per riassaporare quella velocità di crociera che viaggia in risonanza con la natura dell’essere umano consentendogli di guardare per poi vedere.

Grazie Enrico per il tempo che hai dedicato a noi e a tutti i nostri lettori, e ci auguriamo tu voglia tornare a trovarci in un prossimo futuro.

Un caro saluto a tutti e … Buona Arte!!!

4 risposte a “I NOSTRI OSPITI – UNA PIACEVOLE CHIACCHIERATA CON … ENRICO FOLLI!!!”

  1. Avatar gastone mencherini
    gastone mencherini

    Molto interessante👍

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    1. Grazie per il tuo apprezzamento Gastone, lieto che l’intervista a Enrico Folli sia di tuo gradimento. Un caro saluto e … Buona Arte!!!

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  2. Articolo molto interessante ed esaustivo.
    È sempre piacevole, questo sguardo che date con l’impronta, non solo dell’esperto, ma anche dell’appassionato che vuol conoscere e far conoscere, anche gli aspetti meno tecnici ma ancor più coinvolgenti.

    Piace a 1 persona

    1. Grazie infinite Andrea, il tuo apprezzamento è una ricompensa dal valore elevato!!! Un caro saluto e … Buona Arte!!!

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